LEUCA: UNA CITTÀ DI VILLE

Nel 1857, quando fu completata la strada provinciale che da Maglie porta a Gagliano del Capo, Leuca era un piccolo borgo di pescatori: sul promontorio sorgevano l’antico Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, l’edificio vescovile ed il faro; nella zona sottostante, vicino al porto naturale, vi erano poche case e una torre di avvistamento, detta Torre dell’Omo Morto.

Fu probabilmente l’insediamento a Leuca di una famiglia notabile, gli Arditi di Castelvetere, il principale fattore di aggregazione che consentì lo sviluppo della marina. Nel 1857 Giacomo Arditi fece costruire a Leuca villa Arditi di Castelvetere e nello stesso anno pubblicò il suo libro “La Leuca salentina”, in cui decantava le bellezze naturali del luogo e che contribuì fortemente alla promozione del territorio. “Qui, in Leuca la limpidezza del cielo l’aria pura e saluberrima, la successione dei fenomeni atmosferici e meteorologici, i venti che scuotono e sollevano il profumo delle piante aromatiche, rendono la dimora quanto utile altrettanto lieta e piacevole”, scriveva Arditi. Pochi anni dopo la pubblicazione del libro, nonostante gli scarsi collegamenti stradali e la carenza di strutture, Leuca divenne un rinomato luogo di villeggiatura.

e cronache dell’epoca descrivono attentamente la vita della marina. Nel 1884 un turista scrive: “Qui al colera ci pensano un corno! Si pensa invece a far delle gite in barca, a chiacchierare, a far della musica, e poi la sera si balla, si balla, fino a cadere stanchi”. Leuca diventa famosa, viene descritta come una cittadina orientale che stupisce per la varietà di stili dei villini “dall’architettura più strana ed inverosimile del mondo”.

In pochissimi anni fioriscono ville dagli stile architettonici diversi, dal neoclassico al neogotico, dal pompeiano al cinese; si mescolano suggestioni orientali e torrette medievali; ai severi elementi architettonici delle dimore di campagna si sovrappongono lussuosi eccessi decorativi.
Alla nascita e allo sviluppo della marina concorre un ristretto numero di professionisti: gli ingegneri Achille Rossi e Giuseppe Ruggieri e l’architetto Carlo Luigi Arditi.

Achille Rossi progetta il faro, il lungomare e la strada ad esso parallela e disegna Villa Daniele, con architettura arabeggiante in stile moresco, Villa Colosso, di gusto barocco, definita all’epoca casino in stile “secentista” per il disegno del balcone centrale, e Villa Episcopo, con una singolare copertura a pagoda, l’unica in stile “chinese” nel Salento.

Nel 1874 Giuseppe Ruggieri progetta per sé villa La Meridiana, a pianta ottagonale e rivestita all’esterno da vivaci fasce parallele rosse e gialle. Nel panorama dei progettisti locali egli è il più attivo e fecondo, capace di spaziare tra epoche e stili diversi, in una felice sintesi tra riproposizione critica di motivi del passato e ricerca progettuale.

Ogni incarico di progettazione di una villa offre a Ruggieri l’occasione per sbizzarrirsi in “esercitazioni di stile”: dal neojonico della propria residenza al neogotico di Villa Mellacqua, dall’incerto “ordine francese” di Villa Maruccia al neobarocco di Villa di Lazzaro Giannuzzi al neomoresco di Villa De Francesco.

L’architetto Carlo Luigi Arditi di Castelvetere, pittore verista ed autore di manuali pratici di edilizia destinati ad operai e capomastri, progetta e realizza a Leuca oltre venti ville e casine, più legate ad una sobria tradizione accademica rispetto alle iperdecorate realizzazioni di Ruggeri e Rossi.

Possedere una villa a Leuca, alla fine dell’Ottocento, rappresenta una condizione sociale di grande privilegio, riservata alle famiglie più ricche della provincia e ai massimi esponenti della cultura e della politica locale, non a caso tra i committenti delle ricche residenze marine troviamo i nomi delle famiglie più ricche della provincia di Lecce.

I periodici dell’epoca, che annoverano Leuca tra le località balneari più in voga, la descrivono come un centro che spicca per la stranezza delle sue ville: “Tutte queste costruzioni serbano come l’impronta di chi le ha fatte sorgere; sembra che l’ingegnere abbia avuto davanti il ritratto del proprietario nel monumento che disegnava.

Accanto alla casa modesta, ma vasta per poter contenere la numerosa prole d’ambo i sessi, è il palazzo del milionario, solido e tutto colonnati come la sua fortuna; o la villa del borghese grasso bracato che, spropositando con dignità e dando denari a usura è diventato il feudatario del suo paesello; s’alterna col castello gotico, che sembra più che altro il lavoro paziente d’un perdigiorni col sussidio dell'”Arte del Traforo” destinato pel prossimo presepe, il villino civettuolo di gusto moderno, nido di colombi innamorati o di coccottes d’alto affare. A Leuca si trovano riunite le fortune più colossali della provincia, a base di latifondi e di cartelle al portatore, e che non temono le fluttuazioni di borsa; là insomma trovasi tutta l’aristocrazia del denaro”.