Attraversando l’entroterra del Capo di Leuca per giungere alla città de Finibus Terrae, si nota una campagna ordinatamente coltivata in piccoli appezzamenti, in cui abbondano fichi, olivi, gelsi e maestosi carrubi. Più ci si avvicina alla costa più il paesaggio diventa brullo. Ma anche a pochi metri dal mare le trame dei muretti a secco che terrazzano questi pendii testimoniano un passato di duro lavoro nei campi, che ha consentito nei secoli un armonioso equilibrio tra uomo e natura. Il paesaggio sembra un quadro di land-art di rara maestria: ovunque, tra il verde, muretti, “pajare”, “furneddi”, “lamie”.
La foresta di sclerofille sempre verdi si esprime qui nelle boscaglie a quercia di Palestina. Nel canalone “del Pozzo se ne osservano pochi, maestosi esemplari, alternati ad ulivi che sembrano opere d’arte. Dominano ovunque i Pini d’Aleppo, la cui distesa giunge fino al mare in prossimità del Santuario, formando piccoli rimboschimenti. il pino è molto diffuso anche in molti dei giardini di Leuca, dove occupa gli spazi retrostanti di alcune residenze, come Villa Arditi e Villa Tamborino, formando una galleria di verde che allevia e ripara dalla calura estiva.
Nel vallone “del Pozzo”, invece, domina la macchia mediterranea, costituita da arbusti, suffrutici e sclerofille come il mirto, il lentisco, la fillirea, l’alaterno.

Non ci sono fiori: sono piante in ogni tonalità di verde.
Dove lo strato di terreno si assottiglia e comincia ad affiorare la roccia, crescono piante erbacee perenni e cespugli sempreverdi, bassi e discontinui; qui fioriscono il salvione giallo, il malvone maggiore, il timo arbustivo e l’acanto.
In primavera, sulle pareti rocciose che degradano verso il mare, si possono ammirare le magnifiche fioriture della cosiddetta “flora cosmofitica”.
Sono presenti in queste zone specie rare, endemiche e di elevato valore fitogeografico. Fra tali specie rupicole ricordiamo quelle contemplate nella Lista Rossa Nazionale delle piante in pericolo, quali l’alisso di Leuca, la campanula pugliese, il fiordaliso di Leuca, il vincetossico comune. Tra quelle di elevato interesse fitogeografico ci sono il raponzolo meridionale e la scrofularia pugliese. Esistono poi anche rare orchidee protette dalla Convenzione Citis, come la serapide lingua.
Questa particolare vegetazione spontanea è stata qui inclusa nei giardini, in una perfetta fusione tra elementi autoctoni ed esotici: i magnifici cespugli emisferici sul prospetto di Villa Daniele, per esempio, sono esemplari di euforbia arborescente, una pianta arbustiva tipica delle zone termofile e pre-desertiche del Mediterraneo. Esse si alternano al fico degli ottentotti, pianta originaria del Sudafrica, ma anche al cappero locale, che si caratterizza per le sue delicatissime inflorescenze.

L’elemento autoctono sopravvive, insomma, ma è sopratutto quello esotico a dominare i giardini delle ville: tra gli alberi, gli svettanti abeti di Norfolk, le gaggie, l’acacia lebbek, l’albero di Giuda, il profumatissimo pittosporo dalla forma arrotondata, l’ibisco rosso, la maclura, curiosa Moracea americana dai frutti “a forma di cervello” che cresce nel giardino di Villa Gioacchino Fuortes, oggi sede della Pro-Loco.
Sul lungomare e nei giardini davanti al mare, olmi, ailanti, tamerici, miopori della Nuova Zelanda.
Nel ricco corredo delle piante rampicanti, spiccano la bougainvillea, la bignomia rossa e quella rosa, il gelsomino odoroso e quello notturno, il caprifoglio ed il glicine.
Infine, un tocco di esotismo di sapore subtropicale e desertico è dato da piante succulente come le agavi, diffusissime, l’agapanto, le aloe, il cereus peruvianus, i mesembriantemi, le margherite sudafricane porpora e blu, i pelargoni, le lantane e il gelsomino azzurro sudafricano.
In questo trionfo di esotismi non potevano mancare le palme: il vistoso assembramento di Phoenix canariensis e Washingtonia robusta nel giardino in angolo tra il lungomare e via Siena, e le palme da dattero sul prospetto di Villa Tamborino e Villa Maruccia, richiamano i nordafricani motivi affrescati degli interni di Villa De Francesco o Villa Daniele; il magnifico esemplare di Cycas revoluta che campeggia sul prospetto di Villa Episcopo o i bamboo rimandano invece a immagini orientali.
La vegetazione tipica del luogo e quella introdotta dall’uomo ha creato qui un’alternanza di forme vegetali delle più diverse, che si accompagna alla varietà degli stili delle ville che si susseguono sul lungomare.